Favole e vita

 
 
 
 
Qualcuno
volle dare vita
a qualcun’altro
Ma lo volle libero
Inseguendo un sogno d’amore
E’ interessante oggi
rileggere quella fiaba
Ho molto detestato Pinocchio
Ma oggi so
che di Pinocchio ce ne sono tanti
e che mai fiaba
poteva essere così vera e realizzabile
Consiglio a tutti
di rileggerla
Con il senno dell’adulto
Di questo Pinocchio
che non sa vedere al di là
del proprio naso benchè lungo..
Oggi ci ridacchio
Pinocchio mi fa pure un pò pena
mista a tenerezza
e la voglia di ridergli addosso
Prenderlo a calci in culo
sarebbe il minimo
come prima reazione..
Ma non occorre.
Purtroppo
ci penserà la vita
a rendergli pan per focaccia..
 
 
parola di..Grillo
Geppetto
e  Fata
 
 
 
qualche "pillolina"
per ricordare
 

Com’è naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gl’inviti: e la Fata gli disse:

— Va’ pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani: ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte. Hai capito?

— Fra un’ora prometto di esser bell’e ritornato — replicò il burattino.

— Bada, Pinocchio! I ragazzi fanno presto a promettere, ma il piú delle volte, fanno tardi a mantenere.

— Ma io non sono come gli altri: io, quando dico una cosa, la mantengo.

— Vedremo. Caso poi tu disubbidissi, tanto peggio per te.

— Perché?

— Perché i ragazzi che non dànno retta ai consigli di chi ne sa piú di loro, vanno sempre incontro a qualche disgrazia.

— E io l’ho provato! — disse Pinocchio. — Ma ora non ci ricasco piú!

— Vedremo se dici il vero. —

Senza aggiungere altre parole, il burattino salutò la sua buona Fata, che era per lui una specie di mamma, e cantando e ballando uscí fuori dalla porta di casa.

In poco piú d’un’ora, tutti i suoi amici furono invitati. Alcuni accettarono subito e di gran cuore: altri, da principio, si fecero un po’ pregare: ma quando seppero che i panini da inzuppare nel caffè-e-latte sarebbero stati imburrati anche dalla parte di fuori, finirono tutti col dire: — «Verremo anche noi, per farti piacere».

Ora bisogna sapere che Pinocchio, fra i suoi amici e compagni di scuola, ne aveva uno prediletto e carissimo, il quale si chiamava di nome Romeo: ma tutti lo chiamavano col soprannome di Lucignolo, per via del suo personalino asciutto, secco e allampanato, tale e quale come il lucignolo nuovo di un lumino da notte.

Lucignolo era il ragazzo piú svogliato e piú birichino di tutta la scuola: ma Pinocchio gli voleva un bran bene. Difatti andò subito a cercarlo a casa, per invitarlo alla colazione, e non lo trovò: tornò una seconda volta, e Lucignolo non c’era: tornò una terza volta, e fece la strada invano.

Dove poterlo ripescare? Cerca di qua, cerca di là, finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini.

— Che cosa fai costí? — gli domandò Pinocchio, avvicinandosi.

— Aspetto [di] partire…

— Dove vai?

— Lontano, lontano, lontano!

— E io che son venuto a cercarti a casa tre volte!…

— Che cosa volevi da me?

— Non sai il grande avvenimento? Non sai la fortuna che mi è toccata?

— Quale?

— Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te, e come tutti gli altri.

— Buon pro ti faccia.

— Domani, dunque, ti aspetto a colazione a casa mia.

— Ma se ti dico che parto questa sera.

— A che ora?

— Fra poco.

— E dove vai?

— Vado ad abitare in un paese… che è il piú bel paese di questo mondo: una vera cuccagna!…

— E come si chiama?

— Si chiama il «Paese dei balocchi». Perché non vieni anche tu?

— Io? no davvero!

— Hai torto, Pinocchio! Credilo a me che, se non vieni, te ne pentirai. Dove vuoi trovare un paese piú sano per noialtri ragazzi? Lí non vi sono scuole: lí non vi sono maestri: lí non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedí non si fa scuola: e ogni settimana è composta di sei giovedí e di una domenica. Figurati che le vacanze dell’autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll’ultimo di dicembre. Ecco un paese, come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!…

— Ma come si passano le giornate nel «Paese dei balocchi»?

— Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo. Che te ne pare?

— Uhm!… — fece Pinocchio; e tentennò leggermente il capo, come dire: — «È una vita che la farei volentieri anch’io!»

— Dunque, vuoi partire con me? Sí o no? Risolviti.

— No, no, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo per bene, e voglio mantenere la promessa. Anzi, siccome vedo che il sole va sotto, cosí ti lascio subito e scappo via. Dunque addio, e buon viaggio.

— Dove corri con tanta furia?

— A casa. La mia buona Fata vuole che ritorni prima di notte.

— Aspetta altri due minuti.

— Faccio troppo tardi.

— Due minuti soli.

— E se poi la Fata mi grida?

— Lasciala gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà — disse quella birba di Lucignolo.

— E come fai? Parti solo o in compagnia?

— Solo? Saremo piú di cento ragazzi.

— E il viaggio lo fate a piedi?

— Fra poco passerà di qui il carro che mi deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese.

— Che cosa pagherei che il carro passasse ora!…

— Perché?

— Per vedervi partire tutti insieme.

— Rimani qui un altro poco e ci vedrai.

— No, no: voglio ritornare a casa.

— Aspetta altri due minuti.

— Ho indugiato anche troppo. La Fata starà in pensiero per me.

— Povera Fata! Che ha paura forse che ti mangino i pipistrelli?

— Ma dunque — soggiunse Pinocchio — tu sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono punte scuole?…

— Neanche l’ombra.

— E nemmeno i maestri?

— Nemmen uno.

— E non c’è mai l’obbligo di studiare?

— Mai, mai, mai!

— Che bel paese! — disse Pinocchio, sentendo venirsi l’acquolina in bocca. — Che bel paese! Io non ci sono stato mai, ma me lo figuro!…

— Perché non vieni anche tu?

— È inutile che tu mi tenti! Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo di giudizio, e non voglio mancare alla parola.

— Dunque addio, e salutami tanto le scuole ginnasiali!… e anche quelle liceali, se le incontri per la strada.

— Addio, Lucignolo: fa’ buon viaggio, divertiti e rammentati qualche volta degli amici. —

Ciò detto, il burattino fece due passi in atto di andarsene: ma poi, fermandosi e voltandosi all’amico, gli domandò:

— Ma sei proprio sicuro che in quel paese tutte le settimane sieno composte di sei giovedí e di una domenica?

— Sicurissimo.

— Ma lo sai di certo che le vacanze abbiano principio col primo di gennaio e finiscano coll’ultimo di dicembre?

— Di certissimo!

— Che bel paese! — ripeté Pinocchio, sputando dalla soverchia consolazione. Poi, fatto un animo risoluto, soggiunse in fretta e furia:

— Dunque, addio davvero: e buon viaggio.

— Addio.

— Fra quanto partirete?

— Fra poco!

— Sarei quasi quasi capace di aspettare.

— E la Fata?…

— Oramai ho fatto tardi!… e tornare a casa un’ora prima o un’ora dopo, è lo stesso.

— Povero Pinocchio! E se la Fata ti grida?

— Pazienza! La lascerò gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà. —

Intanto si era già fatta notte e notte buia: quando a un tratto videro muoversi in lontananza un lumicino… e sentirono un suono di bubboli e uno squillo di trombetta, cosí piccolino e soffocato, che pareva il sibilo di una zanzara!

— Eccolo! — gridò Lucignolo, rizzandosi in piedi.

— Chi è? — domandò sottovoce Pinocchio.

— È il carro che viene a prendermi. Dunque, vuoi venire, sí o no?

— Ma è proprio vero — domandò il burattino — che in quel paese i ragazzi non hanno mai l’obbligo di studiare?

— Mai, mai, mai!

   Che bel paese!… che bel paese!… che bel paese!… —

 

 

 

http://www.maranola.it/pinocchio/cap31.htm

 

 

— Oh! che bella vita! — diceva Pinocchio tutte le volte che per caso s’imbatteva in Lucignolo.

— Vedi, dunque, se avevo ragione? — ripigliava quest’ultimo. — E dire che tu non volevi partire! E pensare che t’eri messo in capo di tornartene a casa dalla tua Fata, per prendere il tempo a studiare!… 

Se oggi ti sei liberato dalla noia dei libri e delle scuole, lo devi a me, ai miei consigli, alle mie premure, ne convieni? Non vi sono che i veri amici che sappiano rendere di questi grandi favori.  

— È vero, Lucignolo! Se oggi io sono un ragazzo veramente contento, è tutto merito tuo. E il maestro, invece, sai che cosa mi diceva, parlando di te? Mi diceva sempre: — Non praticare quella birba di Lucignolo, perché Lucignolo è un cattivo compagno e non può consigliarti altro che a far del male!…

— Povero maestro! — replicò l’altro tentennando il capo. — Lo so pur troppo che mi aveva a noia, e che si divertiva sempre a calunniarmi; ma io sono generoso e gli perdono!

— Anima grande! — disse Pinocchio, abbracciando affettuosamente l’amico e dandogli un bacio in mezzo agli occhi.

 

 
 
Tana !!!
 
Quando vogliamo sostenere le nostre ragioni
contro un nostro "nemico"
e per apparire puri e casti e senza peccato
o ingiustamente perseguitati
ci cerchiamo…furbetti..degli alleati…
che siano comodi ai nostri bisogni.
Purtroppo non ricordando
che è dagli alleati di cui ci circondiamo
che facciamo riconoscere di che pasta siamo fatti !
Gli uomini li conosci
dai suoi "alleati"
Se conosci bene quegli " alleati"
e sai per cosa si muovono
e si sono sempre mossi
capisci tutto dell’uomo.
Ma non sempre chi ci ama davvero
si allea con noi.
Chi ama deve anche saperti dire
"cretino"
quando sbagli…
e mandarti a quel paese.
Sennò non si chiama amore..
ma ha un altro nome!
 
 
 
E non si può pensare
realisticamente
di mollare qualcuno dicendo in giro di lui
cose di ogni genere
per fare in modo di "essere salvati"
dal mostro cattivo
pretendendo che quello non lo venga a sapere
e che ci cerchi… addirittura…
o che ci rincorra.
NON
dopo avergli detto ed insegnato
l’insegnabile
ed il dicibile.
Se una persona decide
che sta meglio senza di me
Io la prendo in parola
e mi tolgo dai suoi piedi
Così non la infastidisco nè intralcio più.
Agli altri dirò ciò che è accaduto
senza inventare storie
Io non debbo giustificare nulla.
So che ho amato
So che ho detto solo verità.
A qualcuno danno fastidio?
Qualcuno sta meglio senza di me?
Qualcuno mi ritiene cattiva?
Sciolgo le.."catene"
Quel qualcuno è libero d’andare
Ma prendendosi le proprie responsabilità
nei confronti di tutti coloro che molla.
Malgrado il mio maschismo
non sono mai fuggita dalla realtà
L’ho affrontata
ed oggi la capisco sempre più.
So amare
e so dare di me incondizionatamente
Forse è questo che fa paura
In un mondo di giudici
qualcuno che ami e basta
ma che non ci stia nel farsi fare del male.
E’ una novità vero?
Ma funziona così.
DEVE
funzionare così.
 
 
 e…come prevedevo
e come accade nella favola
Pinocchio ammazza il grillo
Quel grillo insolente, che non serve a nulla e nessuno
Quel grillo che ha così rotto le palle
Contenta ora ?
Verrà giorno in cui capirai
e le parole che hai detto avranno un peso
ma sulla tua di coscienza
finalmente ritrovata.
E magari capirai
che c’era un altro modo
per te e per gli altri
Quello che hai scelto tu
non lo giudico
Ci penserai da sola a farlo…
che sei così brava a giudicare…
gli altri..
 
 
 

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2 risposte a Favole e vita

  1. donnarock ha detto:

    siiiiiiiiiiiiiii, potremmo anche organizzare un "lume di candela ten minutes" (o anche più minutes 🙂 organizzato tra noi blogger e poi dopo ci potremmo dire com’è andata, cosa abbiamo fatto ecc…che ne dici?proponiamo anche a semplicesai e agli altri? 😀

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  2. semplicesai ha detto:

    …purtroppo è vero esistono tanti Pinocchio,tante persone a cui qualcuno dona amore e le lascia libere…ma non si sa apprezzare ciò che si ha…un bacio Cris e un sorriso dolce. Giovanna

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