canzoni e signor G

 

 

 
Amore Al Verde
R. Zero
 
Sono andato verso il fiore più carnoso che c’è,
il brillante più goloso, radioso, costoso.
E mi sono indebitato fino al collo per te.
Hai tutto quello che hai preteso, il mare compreso.
Aho! Aho!
Esageratamente sottomesso io, ad ogni cenno tuo.
Aho! Aho!
Che vuoi di più davvero non so.
Quanto mi costa averti però.
Non ti perdi una vetrina. E fai una sosta anche tu!
Tutto quello che sai fare… comprare, comprare.
La mia carta di credito ha già l’anemia.
Ma tu a spendere t’impegni, io giù con gli assegni.
Aho! Aho!
Mi ci vorrebbe un tredici, amore mio, per stare al passo tuo.
Aho! Aho! Aho! Aho! Aho! Aho! Aho! Aho!
Donne, non fate più richieste sono in panne.
Fra cene, taxi, mance e regalie,
il prezzo è troppo alto amiche mie.
Tranne, le rare volte che tocca alle donne,
che finalmente intenerite un po’,
un po’ di sesso io vi scucirò.
Bello. Bello. Donna è bello.
Posso capirlo pur’io,
se fossi donna mio Dio, sarei…
una mignotta sarei
Certo che mi rifarei. Mi vendicherei. Vedrai!
Aho! Aho!
Esageratamente sottomesso io, ad ogni cenno tuo.
Aho! Aho!
Che vuoi di più davvero non so.
Quanto mi costa averti però.
Sfoga pure ogni piacere ma non sopra di me.
Non mi stare sulle spese, non voglio sorprese.
Sono pronto ad investire fino all’ultima idea,
per poter accontentarti, se sai sdebitarti.
Aho! Aho!
Ma se è da me che prendi e altrove spendi no, allora no!
Aho! Aho! Aho! Aho! Aho! Aho! AhoAho!
Donne, Babbo Natale arriva con le renne.
Qui, c’è un errore se ti aspetterai,
ch’io metta all’asta tutti gli ori miei.
Mamma illuminate i figli sulle donne,
Rendendoli più immuni di così,
siano più pronti se diranno si!
Bello. Bello. Donna è bello!
Posso capirlo pur’io,
se fossi donna mio Dio, sarei…
una mignotta sarei!
Mi vendicherei. Lo farei, lo sai
……………………………
 
Che Ti Do
R. Zero

Che ti dò. Che ti dò. Che ti dò.
Quel che ho basterà oppure no.
Che ti dò se hai già tutto e se poi
Io non ho ciò che vuoi.
Che ti dò. Che valore gli dai.
Che ti dò. Quanto l’apprezzerai.
Più ti dò e meno certo sarò,
che i tuoi se con i miei scambierai.
Che anche tu la tua parte farai… e non fuggi.
Che ti dò per non perderti mai.
Che ti dò. E’ una catena che vuoi.
Un amore già usato, si può…
Se ti va te lo dò.
Che ti dò ormai povero anch’io.
Che ti do, neanche il vento è più mio.
Le mie lacrime, i dubbi e gli addii,
tutti i debiti e gli ultimi oblii.
Che darei per tenerti con me, adesso.
E quel poco che resta di me,
te lo affido conservalo in te,
è l’essenza più pura che c’è in un uomo.
Giura. Giura. Che la mia vita in mano a te è sicura.
Giura. Giura che non sei aria.
Prendi tutto. Devo essere sicuramente matto…
Potrò fidarmi
E lasciarti i miei giorni.
O devo giocare il mio jolly.
Non puoi fallire.
Non devi fallire…
L’amore ha bisogno di noi!
Che ti do altra gente verrà,
cosa avranno da offrirti chissà,
sarà un sole di carta ma tu,
riuscirai a conoscerlo tu,
o ti lasci bruciare così da un gioco.
Chi ti da sia migliore di me
E capisca il deserto che è in te.
Sappia dare con semplicità
E per sempre

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E Ci Sei
R. Zero

E ci sei
Quando non sei più di nessuno.
E nello specchio riconoscerti puoi,
felice finalmente di come sei…
Abile,
nel trasformare quest’attesa.
Fertile.
Disponibile all’intesa.
Vita c’è,
in ogni tuo perché c’è vita.
E se puoi,
non farti mettere in divisa.
Chiedi un futuro assai più degno per te.
La museruola alle ambizioni, perché…
Uomini
Privati d’ogni meraviglia,
tacciono.
Muoiono dietro un tramonto,
mentre tu,
hai in tasca già, un altro giorno.
Capita di perdersi
Travolti dalla strada.
Facile cadere giù,
fino a non amarsi più.
Capita si,
che la stanchezza sia lì,
il corpo sente ma dentro tu… muori.
D’ora in poi
Mai più quel canto disperato.
Alle allusioni, non dar credito tu.
A quelle voci, non rispondere più.
Se ci sei,
avranno fiato i tuoi pensieri.
Grida tu,
che ci sei perché ci credi.
Che se vuoi, arrivi certamente dove sai…
Capita che proverai
Dei brividi inattesi.
Nemici intramontabili,
ridiventare amabili.
Capita che
Rifarai pace con te.
E dando il meglio che hai, così…Ci sei

 
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Fai Da Te
R. Zero

Troppo tardi
È troppo tardi
Credimi
Potevo averti
Gratificarti
Scusami
Tanta smania
Poi l’emicrania
Ho come un blocco, sì
Ti rivesti
Perché mai non resti, qui
Ti ho delusa
Sei confusa
Ammettilo
Mmmm
Ho fallito
Non ho sfruttato, l’attimo
Io lo farei
Tu lo sai
26 mila volte finché
senza forze, cadrei
è una vita che aspetto
sempre così, finirà
questo volo che resta a metà
si alzerà
non lo so
almeno avessi un aiuto
intanto solo notti stronze
per me
ahimè
perché non diamo il via alle danze
ye ye ye ye yeahh
lei saluta
dispiaciuta
pensa io
mi è costata
questa uscita
bello mio
e quel letto ancora intatto
è una sconfitta lo sai
maledetto, soltanto al gabinetto ti esprimi ormai
facile no
mentirei
se ogni volta dipendo da lui
se amerò
casomai
ma il mio congiunto è defunto
ecco che tu
fai da te
concentrato sul poster stai lì
come se, fosse lei
ma è solo un sogno di carta
intanto metto a nanna i sensi
però
io no
io non realizzo mai accidenti i i i i i i
aiutoooooooo
aiutooooooooo
aiutoooooooo
qualcuno si degna
di darmi una mano
maneggiatemi piano
così fragile sono
sono fragile!
Che tragedia
È una tragedia
Che tragedia qui
Non si rimedia
Che tragedia
Che tragedia

 

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Prendimi

R. Zero

 

Prendimi , prova a prendermi
a bruciare le mie partenze adesso
muoviti tra le rapide del mio vivere
con la mia esperienza
provaci a raggiungermi
con il peso dei tuoi rimpianti addosso
facile troppo facile giudicare e poi
non buttarsi in gioco mai…
Provaci a riemergere
da quei sogni che il tuo silenzio ha ucciso
che ne sai dell’origine delle lacrime
se non ha mai pianto
provaci a scommettere
che al traguardo tu non sarai secondo
agile è  quest’anima
non puoi vincerla non la puoi ingannare più

Prova a prendermi…

 

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Quando (testo)

Quando si è importanti per qualcuno

quel qualcuno investe su di noi

fino all’ultimo suo fiato

cercando di realizzare sogni insieme

E vorrà tenerci accanto

e vivere la sua quotidianità

Dividerà ogni pensiero

ogni boccone di pane

anche quello più dolce o più salato

Affiderà la sua vita

prendendosi cura della nostra

E vorrà essere il migliore

che ci abbia mai saputo amare

Lo dimostrerà

Non saprà darci altro che il suo tutto

prendendo il tutto che c’è in noi.

Non si sentirà mai solo

perchè d’essere amato avrà prova

in ogni piccola cosa.

Ci affiderà i difetti suoi

così come i nostri a lui

e saprà amarli, coccolarli e sposarli

e ci amerà così tanto

che solo con noi vorrà seminare rami

protesi sul domani.

 

 

 

Buona nuova settimana a tutti

 

 

ps…per Costanza …anche da qui.. :
 
 Tanti Auguri!
Ricordati che le mogli amate davvero..
per quanto nervosette…
godono di tutti i privilegi della donna
scelta ed unica.
 Regali…dolcezze…preoccupazioni..condivisioni..progetti..tutto
dal bello al meno bello o noioso.
 Il resto..se c’è..
come diceva qualcuno..è…"noia"..o mero "contorno"…
che vale meno di 1 centesimo.
Nemmeno una rosa costa così poco.
E a "quel resto"..le rose
o oggetti "che parlano di sentimenti importanti"
o progetti…viaggi..
tutto ciò che vuoi e pensi..
 non vengono mai donati.
 
Tanti auguri
a te
ed a chi sa farti sentire così.
 
 
 

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 Eros Ramazzotti
Album: Ali e Radici
Titolo: Controvento

Ancora non lo sai
Ma qualcosa dentro mi si è spento,
è già un po’ di tempo che
cerco di parlarne a te,
non hai capito mai
non vedevi il mio sfiorire lento
tu non ti accorgevi che
ogni giorno io
mi staccavo sempre più da te

RIT
Ti volevo dire che tutto sta per finire
Ma ci sono parole che poi non riescono a uscire
Ti volevo dire di quando non mi bastavi
E che più di una notte rientrando ho perso le chiavi
Per aprirmi a te, Per aprirmi a te, e mi sono sempre più rinchiuso in me.

Ho preso il volo ormai
ed ora che sto andando controvento
io non ci ripenserò
questa volta no, tu però ancora non lo sai

RIT
Ti volevo dire che tutto sta per finire
Ma ci sono parole che poi non riescono a uscire
Ti volevo dire di quando non mi bastavi
E CHE più di una notte rientrando ho perso le chiavi Mentre tu perdevi me
Ti volevo dire che forse poteva andar meglio
Ma domani non sarò li con te al tuo risveglio
NO non sarò più lì, non sarò più lì
che è finita tu lo saprai così, lo saprai così. 
 

SIGNOR G

 

Il desiderio

di Gaber – Luporini


2001 © Warner Chappell Music Italiana Srl – Via G. Fara, 39 – 20124 Milano

Amore
non ha senso incolpare qualcuno
calcare la mano
su questo o quel difetto
o su altre cose che non contano affatto.

Amore
non ti prendo sul serio
quello che ci manca
si chiama desiderio.

Il desiderio
è la cosa più importante
è l’emozione del presente
è l’esser vivi in tutto ciò che si può fare
non solo nell’amore
il desiderio è quando inventi ogni momento
è quando ridere e parlare è una gran gioia
e questo sentimento
ti salva dalla noia.
Il desiderio
è la cosa più importante
che nasce misteriosamente
è il vago crescere di un turbamento
che viene dall’istinto
è il primo impulso per conoscere e capire
è la radice di una pianta delicata
che se sai coltivare
ti tiene in vita.

Amore
non ha senso elencare problemi
e inventar nuovi nomi
al nostro regredire
che non si ferma continuando a parlare.

Amore,
non è più necessario
se quello che ci manca
si chiama desiderio.

Il desiderio
è la cosa più importante
è un’attrazione un po’ incosciente
è l’affiorare di una strana voce
che all’improvviso ti seduce
è una tensione che non riesci a controllare
ti viene addosso non sai bene come e quando
e prima di capire
sta già crescendo.
Il desiderio è il vero stimolo interiore
è già un futuro che in silenzio stai sognando
è l’unico motore
che muove il mondo.

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Il narciso

di Gaber – Luporini


1973 © Edizioni Curci Srl – Milano

[parlato]: No. Vedi cara, per me l’amore… Non ho problemi. È una cosa normale, sì.

 Uno lo può fare con chi vuole, certo. Donne, uomini, animali, caloriferi.

Va bene tutto. Solo che vedi, come spiegare, io con te, insomma… Io con una donna…

Io, con una donna, mi sento
mi riconosco, mi ritrovo, mi invento
mi realizzo, mi rinnovo, mi miglioro
perché io, con una donna, mi innamoro.

[parlato]: Sì, io mi innamoro perché, voglio dire… questo mio corpo… sai… praticamente…

 Mi spiego meglio, scusa eh. Vieni cara, vieni, ecco. Tu sei qui davanti, bella, stupenda, meravigliosa.

 Sì, ecco, allora io subito ti abbraccio…e queste mie spalle, questo mio corpo… stimolante!

Questi miei peli… che eccitazione! È tutta una roba… Dio, come mi amo!

Io, con una donna, ho più coraggio
mi accarezzo, mi tocco, praticamente mi corteggio
mi incammino verso il letto e penso a dopo
perché io, con una donna, mi scopo.

[parlato]: Ah, che potenza! Come sto bene! Una bestia proprio! Be’? Chi è questa qui?

Da dove viene? Ero qui che mi amavo… Mezza nuda, senza sottana.

Cosa vuoi?

 Vuole i bacini, la puttana.

 

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Il successo

di Gaber – Luporini


1996 © P. A.

MONOLOGO

Purtroppo l’unica vera aspirazione degli uomini degli anni ’90 è il successo. D’altronde è comprensibile. Il successo significa da sempre avere la stima degli altri, il riconoscimento dei propri meriti e delle proprie capacità.
Ma il successo degli anni ’90 ha una sua caratteristica: quella di coincidere totalmente con la popolarità. Uno ha successo solo se è popolare.
E dato che i gusti della gente sono imprevedibili, uno può essere popolare perché è bello, perché è simpatico, perché è bravo… no, non perché è bravo… perché è buono, perché è patetico, perché è demenziale, perché è bravo… no, non perché è bravo… perché è ridicolo, perché è viscido, perché è antipatico… ma non perché è bravo… perché magari fa schifo. E la gente per la strada lo riconosce, lo ferma, e gli dice: "Complimenti, lei è il più schifoso!"
Nessuno, nessuno è esente da questa febbre di popolarità. A parte quelli che si esibiscono per professione che a questo punto sono diventati i più riservati, il campionario degli aspiranti è praticamente infinito: impiegati, piccoli artigiani, consiglieri comunali, mamme di tossicodipendenti, preti, pornostar, scienziati, magistrati, giornalisti, ministri e presidenti della repubblica, e anche papi. Tutti, tutti vorrebbero la prima pagina del Time’s.
Non ha importanza la qualità delle cose che fai. L’importante è farsi conoscere. E questo è un bel vantaggio per le giovani generazioni che dovevano occuparsi della loro formazione per diventare seri, preparati, uomini di pensiero. Ma quale pensiero! La vera formazione professionale è quella che ti apre le porte per andare da Maurizio Costanzo, da Gerry Scotti, da Frizzi, da Bonolis, Castagna, dalla De Filippi e da Magalli. E anche da Marzullo… sottovoce.
E quando torni a casa tutti ti sorridono, ti guardano con curiosità, forse con ammirazione; tu senti di avere più potere, più fascino, e avverti subito negli occhi delle ragazze una luce strana che ti fa capire le enormi possibilità di affermare il tuo gene egoista. Cioè di scopare.
La popolarità quindi non richiede oggi una particolare genialità, anche se l’intelligenza non è un impedimento. Però dal panorama dei personaggi più famosi si arriva tristemente alla conclusione che per avere successo è meglio essere un po’ cretini. Cretini, ma popolari. D’altronde non esistono che due possibilità: o sei un cretino conosciuto, o sei un cretino qualsiasi.

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e per le proprie mete

si manda al rogo tutto ciò che è inservibile

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L’abitudine

di Gaber – Luporini


1995 © Edizioni Curci Srl – Milano

Lei dorme ancora
chissà dove saranno i suoi pensieri ora
la dolce cabala dei sogni, i suoi bisogni
la sua vita vera.
Io sto spiando il suo respiro
mi accosto ai suoi segreti
lo strano errare di pensieri
di desideri addormentati.
La sfioro teneramente
con due baci indiscreti
poi mi domando se sian baci
o inadeguatamente
i miei gesti consueti.

L’abitudine
l’abitudine.

Lei si risveglia
con gli occhi semichiusi mi guarda poi sbadiglia
avverto quasi all’improvviso sul suo viso
un’assonnata voglia.
E con gran naturalezza
noi facciamo l’amore
poi mi discosto col sorriso
di chi ha un leggero pudore.
Non mi domando nemmeno
cosa c’è sul mio viso
se c’è l’amore di un uomo
oppure l’abbandono
di un corpo in riposo.

L’abitudine
l’abitudine.

Io ripenso al mio passato
e vedo scorrere
i frammenti di una storia
come fosse un film.
Ho affrontato tante cose
le più tristi e dolorose
con un’imprevedibile energia.
Ma sono i gesti abituali
che mi fanno paura
questa mia vita ripetuta
è diventata
la mia seconda natura.

[parlato:] Non ci si può liberare dell’abitudine buttandola fuori dalla finestra, bisogna farle scendere le scale un gradino alla volta.

L’abitudine
l’abitudine.

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L’impotenza

di Gaber – Luporini


1973 © Edizioni Curci Srl – Milano

Io ti sfioro e non so quanto sia emozionante
tu mi guardi e mi chiedi se sono presente
io penso alla nostra impotenza, ad un gesto d’amore.
Sì quel senso vitale che un po’ si conosce
qualche cosa di dentro che affiora, che cresce
la voglia di credere ancora ad un gesto d’amore.
No, non dico l’amore che sappiamo un po’ tutti
no, non dico l’amore che ci capita spesso.
Per amare io devo conoscere e amare me stesso.

Camminare in un posto, mangiare qualcosa
sentire che sei in una stanza.
Adoperare le mani, toccare un oggetto
capire la sua consistenza.
Imparare a sentire il presente
in un tempo così provvisorio
esser giusti su un metro di terra
sentire che il corpo è in perfetto equilibrio.

Peccato, io non so mangiare
peccato, io non so dormire
non so camminare in un prato
non so neanche amare
peccato.

Io ti sfioro e non so quanto sia emozionante
tu mi guardi e mi chiedi se sono presente
io penso alla nostra impotenza, ad un gesto d’amore.
Io ti passo la mano sugli occhi un po’ stanchi
poi mi accosto al tuo viso, al tuo seno, ai tuoi fianchi
e cresce la voglia di unirci in un gesto d’amore
no, non dico l’amore che possiamo anche fare
ma l’amore.

 

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La famiglia

di Gaber – Luporini

1999 © P. A.

E si nasce in famiglia, voluti o non voluti
nel migliore dei casi da genitori innamorati.
E si forma un gruppo chiuso dove siamo più protetti
col possesso un po’ geloso degli amori e degli affetti.
All’inizio tutti emozionati, sopraffatti dalla meraviglia
ci si abitua a poco a poco a vivere in famiglia.

E si cresce in famiglia tra i baci e le carezze
che ti cullano il sonno e le prime tue certezze.
E nella quiete di una vita racchiusa in poche stanze
si definiscono pian piano le prime fragili alleanze.
E il timore di equilibri incerti ti consiglia come comportarti
e c’è già l’ambiguità del gioco delle parti.

La famiglia è un espediente
per amare e farsi amare
ti lascia certe impronte
che non puoi più cancellare.

E si vive in famiglia in cerca di un’intesa
e con l’intima certezza di essere il centro della casa.
Ma arriva quasi all’improvviso, come un miracolo inatteso
quando ti senti più tranquillo, il lieto evento di un fratello.
Per nascondere lo smarrimento, per reprimere le gelosie
sei costretto ad inventar le prime ipocrisie.

La famiglia è il grande sogno
di ogni coppia innamorata
ti lascia dentro un segno
che ti resta per la vita.

E si soffre in famiglia, col tempo aumentano i veleni
le normali frustrazioni e anche gli inganni più meschini.
Si impazzisce in famiglia fingendo di essere felici
si sprofonda e si affoga tra gli egoismi più feroci.
Per sfuggire ad una realtà grottesca
metti in tasca una fotografia
e sei pronto ad abbandonare tutto e andare via.

La famiglia tanto amata
è una morbida coperta
che ti lascia una ferita
che rimane sempre aperta.

Ma all’improvviso gli occhi di una donna
e ritrovi quella meraviglia
che ti invoglia giustamente a farti
una famiglia.

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La solitudine

di Gaber – Luporini


1976 © Edizioni Curci Srl – Milano

La solitudine
non è mica una follia
è indispensabile
per star bene in compagnia.

Uno c’ha tante idee
ma di modi di stare insieme
ce n’è solo due
c’è chi vive in piccole comuni o in tribù
la famiglia e il rapporto di coppia
c’è già nei capitoli precedenti,
ormai non se ne può più.

La solitudine
non è mica una follia
è indispensabile
per star bene in compagnia.

Certo, vivendo insieme
se chiedi aiuto
quando sei disperato e non sopporti
puoi appoggiarti.
Un po’ di buona volontà
e riesco pure a farmi amare
ma perdo troppi pezzi e poi
son cazzi miei, non mi ritrovo più.

[parlato] Vacca troia!… dove sono?… Eccoli lì che se li mangiano i miei pezzi… cannibali!… Troppa fame, credimi… gli dai una mano ti mangiano il braccio… Ve la dò io la comune!… Cannibali… Credimi, da soli si sta bene… In due? È già un esercito.

La solitudine
non è mica una follia
è indispensabile
per star bene in compagnia.

Uno fa quel che può
per poter conquistare gli altri
castrandosi un po’
c’è chi ama o fa sfoggio di bontà, ma non è lui
è il suo modo di farsi accettare di più
anche a costo di scordarsi di sé
ma non basta mai.

La solitudine
non è mica una follia
è indispensabile
per star bene in compagnia.

Certo l’eremita
è veramente saggio
lui se ne sbatte e resta in piedi
senza appoggio.
Ha tante buone qualità
ma è un animale poco sociale.
Ti serve come esempio e poi
son cazzi suoi, non lo rivedi più.

[parlato] Vecchia troia!… Se ne frega lui… che carattere… Sì, va bene, ci ha del fascino, ma è un po’ coglione, credimi… Che provi, che provi lui a fare un gruppo… come noi! Giù dal monte… porca vacca!… No, eh… si rifiuta… che individuo. Meglio noi… credimi: sempre insieme, che costanza, uniti… attaccati… sempre attaccati… come i coglioni…

La solitudine
non è mica una follia
è indispensabile
per star bene in compagnia. 

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Malgrado tutto un cane

 

 

di Gaber – Luporini

 

1986 © P. A.

MONOLOGO

(Esterno giorno – spiaggia – L’attore, seduto su un muretto, parla a un cane) "Chicco, Chicco!" (lancia un legnetto)
"Vieni qui! Vieni qui, Chicco! " Macché, non li riporta mai. Tutti i cani riportano i legnetti… e lui no. Guarda un po’ se io alla mia età devo trovarmi qui sulla spiaggia a tirare i legnetti… che non me li riporta. Proprio io… che gli animali in genere… (come dire: li odio) Ma i cani, poi… Questo viene qui, scodinzola… e io gli tiro i legnetti. Che devo fare?
Lei dice che glieli riportava. Figuriamoci… i padroni, si sa… Mia zia Giustina poi è pazza per questa specie di cane. Quando ha dovuto separarsene ha pianto. Per lei è stata veramente una tragedia. Anche per me. Me lo sono beccato io. D’altronde al San Vincenzo non ce lo volevano. Mica stupidi. Guardalo lì: una specie di volpino incrociato con non so cosa, piccolo ma anche grassottello. Io non ci ho niente contro i bastardi. Però ne ho visti di più belli. Non ci vuol molto. Guarda come si muove… con quelle zampette magre… che si sposta a passettini. Sembra una bombola. E gli occhi? Non ho mai visto un cane con gli occhi così da pesce. E il modo di scodinzolare, solo con la sua codina: TRRR!.. Che impressione! Un tremito.
Mah! … poveraccio. Avrà già dodici anni, ma è rimasto un bambino… un bambino scemo.
(tira un legnetto) "Vai! Vai Chicco… vai!.. Ma no, è di là… di là!" Non ci azzecca mai. Lo tiro di qua e lui: via!!! dall’altra parte. E vuol giocare… E si rotola sulla sabbia. Fa finta di essere felice. In pratica poi si sporca e basta. Me lo fa apposta, perché poi quand’è a casa: BRRR!.. si scuote tutto. Furbissimo.
Poi dicono che i cani soffrono lontano dai padroni… che stanno male, piangono, non mangiano… Questo viene qui da me… mangia tranquillo, scodinzola, mi lecca anche… Ecco… insomma, dopo tre giorni mi ama. Maledizione.
A volte è anche buffo perché mi fa i dispetti… ci resta male. Come un’innamorata. Ma dimmi tu… sono anni che ho chiuso con tutti, e me ne vivo da solo… tranquillo… va be’… tranquillo, sì, tranquillo.
Già, le persone che vivono da sole ci hanno quasi tutte un cane. Che sarà? Ma sì… una forma d’affetto… per superare certi momenti. Ma figuriamoci! Io non voglio proprio niente da nessuno… non ne ho bisogno, e poi non voglio neanche fare la fatica di dare qualcosa… che poi è sempre un gioco di ricatti. E lui mi ama, capisci? Guarda con che occhi mi guarda… accattone. E sì, cara zia Giustina. Chicco s’è innamorato di me.
No, io non gliel’ho mica detto, per carità, poverina. Anzi, le ho detto che stava male. E lei è contenta, certo… la sua mancanza… Proprio quello… "E poi con me non ci sta bene…" le dico. Così magari si pensa anche a un’altra soluzione.
Io un’idea ce l’avrei.
Sì, ci ho pensato, Chicco. Lo so che è crudele, ma tua zia… cioè, la mia… è una di quelle che amano gli animali e guai se un altro non li ama. Certo, se ne frega di me… che ti devo fare i mangiarini, e le punture… e poi ti devo portare a pisciare "due" volte al giorno.
E quando sono seduto tranquillo, in poltrona… che arriva e mi si attacca alla gamba… sì, insomma me la stringe con le zampette… E si struscia, si struscia… gli viene una faccia tremenda… con gli occhi estasiati… Che schifo!… con la mia gamba. Lo sa benissimo che non mi piace. Macché, insiste. Egoista, anche… e poi, masturbarsi così… alla sua età… un vecchio laido.
Almeno l’avessi scelto, ‘sto Chicco. No, mi è capitato, e non ci sono neanche affezionato. E mi vergogno, sì, mi vergogno anche, va bene?… di andare in giro con ‘sto cagnetto brutto, scemo e… anche un po’ schifoso…
"Chicco, dove vai?" Ha visto un cane, il deficiente. Va anche a stuzzicare quelli più grossi. Tipico dei brutti e piccoli. "Dove vai, imbecille?.. Ma cosa abbai? Non lo vedi che bestia… Quello ti sbrana, è un mastino". Oddio, è anche un maschio… Non s’incazzerà mica?… "Chicco, guarda che se ti morde son fatti tuoi eh?!… Non penserai mica che io… No! Tu non ce l’hai un padrone. Te l’ho detto mille volte. (rivolto al padrone del mastino) Senta giovanotto, lo allontani lei…" No, niente, meno male: il mastino è tranquillo. Questo mi piace dei cani grossi: non lo vedono nemmeno. Ma è lui che insiste, gli gira attorno, abbaia, lo aizza, lo sbeffeggia, il cretino. Addio, il bestione lo guarda, fermissimo, ringhia, alza il pelo. Addio, si azzuffano. È Chicco che gli si scaglia addosso, il coraggioso… come un leopardo. "Ferma, Chicco!" La belva digrigna i denti. Ora lo sbrana. Aiuto! "Lo fermi giovanotto!… Fermalo, fermalo!" Macché, se ne frega, lui. Anzi, è contento, lo stronzo. Se l’è comprato apposta così: un carro armato! Rumori infernali: ringhi, guaiti, lamenti… una nuvola di sabbia. "Eccomi Chicco, arrivo!" Mi butto, mi butto. È la pazzia, ci sono dentro, afferro il mostro, tiro, scivolo, mi rialzo, spingo coi piedi… "Chicco! Chicco!.." Niente. Sì riavvinghiano. Strattoni, spinte… rotoliamo a terra, tre giri, quattro… il sabbione… sul viso, sugli occhi. Afferro un orecchio, lo tiro. Niente. Altro rotolone. La bava, sì, la bava da tutte le parti. E i peli bagnati, spiaccicati. Stringo un collo, mollo colpi da tutte le parti. Nulla, come se non ci fossi. Addio, l’ha preso per la gola. Chicco urla, sbraita, sanguina. È la fine, non lo molla più. Mi ci ributto addosso con tutto il corpo, riesco a farli ricadere, ma non si staccano. Mi trascinano via, mi trascinano e basta. Ecco, ora sono sotto, sguscio tra le zampe… Tentativo disperato: afferro i coglioni, sì, del mastino, stringo come un pazzo… Un guaito, un guaito prolungato, finalmente! Ecco, lo molla, l’ha mollato e strilla, il gorillone. Ah, bravo, interviene ora, il giovanotto… ora che ce l’ho fatta… ora che si metteva male per la sua bestiola!
Ahi! M’ha beccato. La mano, la mano… che male. M’ha strappato la carne!… "Che fai? Lo porti via, imbecille?… Ma io te l’ammazzo, la bestiaccia. Non ho mica paura. Ammazzo anche te, cretino! Ha aspettato che gli strappassi i coglioni… Guarda che faccia… che faccia di merda! Vai via! Vai via!"
(a terra, dolorante) Guarda lì cosa m’ha fatto!… Che male! Sanguino tutto. A momenti mi staccava una mano. Che male, che male…
"Hai visto, Chicco?" Ma cosa vuoi che abbia visto… Però scodinzola, mi lecca la mano, lo scemo. Chissà cosa sta pensando. "Ti sei divertito, eh?" Guarda come se ne va via tutto fiero.
In fondo non è mica brutto.

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sì lo so..molte le avevo già postate

ma ogni volta mi ci ritrovo a specchiarci miei pensieri

e mi piace rileggerli con occhi altrui

 


 

Quando sarò capace d’amare

di Gaber – Luporini


 

1994 © Edizioni Curci Srl – Milano

 

Quando sarò capace d’amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di far l’amore con mia madre in sogno.

Quando sarò capace d’amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino.

Quando sarò capace d’amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mi stia lontana neanche col pensiero.

Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona, un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa.

Quando sarò capace d’amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei.

Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro.

Quando sarò capace d’amare
farò l’amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene.

E nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l’animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo.

Quando sarò capace d’amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento
col dovere

un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume
che fa il suo corso.

Senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare.

Così vorrei amare.

 

 

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5 risposte a canzoni e signor G

  1. MaryCris63 ha detto:

    No Angela…non cerco l’UNO perfettoma voglio dedicare anima cuore e corposolo a chi sa farmi sentire davvero unicadonna, desiderata, meta per luiQuando amo io sono cosìOrmai so che è improbabile e difficilissimoMa almeno che… i miei moti siano per chi ne ha altrettanti..Se quel qualcuno non c’è…amensi vede che non valgo nulla in nulla…o …solo …nel…darea chi vuole ricevere.Chiedo solo in questo caso di diventare un pò stronzae narcisista e cattivaE…assolutamente frigida e insensibile.Buona domenica a te

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  2. angela ha detto:

    L’ultima di Ramazzotti è proprio mia, vedo che tu sei sempre alle prese con l’UNO perfetto, io dico che non esiste così come credo che non esiste l’UNA perfetta, esitono momenti di amore che vanno e vengono e si è fortunati se vengono a volte…buona domenica e un bacio

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  3. Gigio ha detto:

    Carissima Mary che splendido pensiero hai avuto per me con la canzone del musical aggiungi un posto a tavola… grazie di cuore… piace molto anche a me, proprio come tutto il musical… che credo è stato forse il primo musical sul genere che ho visto, e forse è anche uno dei più belli…. grazie di cuore…. un caro saluto… A presto Gigio

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  4. MaryCris63 ha detto:

    Quel che ha uno non ha l’altro..e viceversa..insieme sarebbero L’UNO perfetto.Io vorrei troppo sapere in quanti l’hanno trovato davvero..facciamo una indagine seria ?Ti abbraccio

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  5. Maura ha detto:

    Io lo socosa può rendermi feliceil problema è trovarloil problema è rinunciareal bene profondo e disinteressatoHo rinunciato come ho fatto con l’ultima sigarettail 14 marzoma ogni tanto mi prende l’angosciaho crisi d’astinenza di un buon giornodi un come staidi un mi manchidi un abbraccio.Avevo tutto questo e l’ho buttato viapotevo tenerlo lasciarmi avvolgere e riscaldaresapendo che c’era qualcos’altro a mancarmi e aspettando di trovarlo.Gli voglio troppo bene per fargli questolo rispetto e non posso mentirgliMaura

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